giovedì 19 aprile 2018




 RECENSIONE SERIE TV: BRITANNIA 





Genere: storico fantasy mitologico
Produzione: Sky/Amazon
Puntate 1° stagione: 10
Rete italiana: Sky Atlantic




Britannia è una serie che mi ha affascinato fin dalla prima puntata, nonostante le indubbie difficoltà di visione dovute al gran numero di personaggi che ci vengono presentati; pian piano inizieremo a conoscerli bene e comprendere i chi sono e cosa vogliono.
Non è una serie prettamente storica, quindi coloro che storcono il naso per l’inserimento di elementi fantastici lascino perdere e non la guardino: sono proprio questi elementi che mi hanno fatto apprezzare questa serie, basata comunque su fatti storici.
Le imprecisioni storiche non mancano. Già proprio all’inizio hanno detto che Giulio Cesare fuggì dalla Britannia con un nulla di fatto, e a gambe levate, il che non è vero perché la sua prima spedizione fu esplorativa e di contatto con le tribù;  è vero invece che a causa di una tempesta una nave venne distrutta. Nel corso della visione si capisce che  hanno utilizzato questi fatti realmente accaduti modificandoli per dare enfasi a uno degli elementi fantasy, ovvero i poteri druidici connessi con la natura che proteggerebbero l’isola, e quindi vabbè, hanno avuto il mio perdono.

Nel 43 d.C. i Romani ci riprovano e tornano in Britannia alla guida di Aulo Plauzio, magnificamente interpretato da David Morissey, il Governatore di Walking Dead, evidentemente a suo agio nei ruoli di comandante e capo. Ci sarebbe anche il futuro imperatore Vespasiano, ma si intravede soltanto e poi se e va con altre legioni altrove. 


L’accampamento romano è rappresentato molto bene, anche i costumi sono precisi . L'abbigliamento/location/trucco/parrucco/scenografia è proprio di alto livello e dà un tocco in più alla serie. La fotografia è adeguata alle scene; particolare la colonna sonora  e acidissima la sigla rock.

Un altro errore storico è rappresentato dalla presenza di legionari di colore : infatti è vero che c’erano i Nubiani, ma solo come auxiliaria,  non potevano essere legionari veri e propri: solo chi aveva la cittadinanza romana poteva combattere per Roma.

Altri due personaggi adorabili sono il Druido reietto in fuga Divis e la giovanissima Cait, rimasta orfana di madre e che finisce per seguire il druido per cercare suo padre prigioniero dei Romani. Altro druido è l’ inquietante e potente Veran, in grado di andare e tornare dal mondo dei morti.

Lo scaltro Aulo se la deve vedere con il re Pellenor e sua figlia Kerra dei Cantiaci e con la regina Antedia dei Reniensi, in lotta tra loro. Ci sono molti altri personaggi in ballo, che arricchiscono sì la storia, ma nelle ultime puntate  la sceneggiatura sfugge un po’ di mano, risultando troppo incasinata e poco chiara.


Non mancano combattimenti, scene cruente, torture da una parte e dall’altra: per fortuna non abbiamo i Romani brutti e cattivi (tipici delle serie anglo-sassoni) che vogliono sottomettere i placidi e naturalisti Celti, no, qui l’agire cruento è da entrambe le parti, come d’altronde l’inganno. I siparietti sono prerogativa del dinamico duo Divis e Cait.
Aulo è rappresentato come intelligente e coraggioso; il comandante capisce cosa deve fare per conquistare la Britannia: sconfiggere i loro dei, e per far ciò si avventura anche nel mondo dei morti. Ma non solo. Un Romano sa cosa deve fare per sconfiggere i popoli avversari, e lo mette in atto, anche se il suo piano viene reso in maniera troppo macchinosa nelle ultime puntate.

In generale, la serie risulta molto coinvolgente, ha un ottimo ritmo e ottimi dialoghi; come dicevo la sceneggiatura  è diventata confusa verso le ultime puntate, ma l’epilogo è stato di grande effetto.

Era da tempo che aspettavo una serie così, certo non è perfetta, ma l’esperimento storia più elemento fantastico è andato a buon fine. Spero nella seconda stagione e spero anche che riescano a mantenere questo registro, migliorandolo dove è mancato in questa prima stagione.







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