venerdì 7 luglio 2017

Recensione fumetto: Otto racconti di Edgar Allan Poe illustrati da Dino Battaglia           




Autori: E.A. Poe
             Dino Battaglia
Editore: NPE
Genere : fumetto horror, gotico
Prezzo: € 14,90



Quale occasione migliore della lettura del bel cartonato disegnato da Dino Battaglia per rileggere dopo tanto tempo i racconti di Poe e scoprirne di nuovi?





Questa due frasi sintetizzano alla perfezione l’arte di Poe. Tutti i suoi racconti parlano  di ossessioni, incubi, fantasie , deliri provenienti dalla mente, e questo è dovuto senz’altro al suo carattere e alla sua vita tormentata, ma gli incubi  e  le paranoie sono universali. L’atmosfera, le scene descritte sono sempre irreali, oniriche, le storie inserite in paesaggi altrettanto da incubo, tutti descritti alla perfezione: è una realtà deformata dalla paura.  I personaggi non hanno spiccate personalità, e i racconti, spesso narrati in prima persona, in genere non hanno una collocazione temporale precisa, anche se intuibile dalle circostanze.
Ci sono temi ricorrenti in Poe, come quello della morte apparente, che troviamo proposto, seppur con esiti differenti,in vari racconti:  Ligeia,  Il crollo della casa degli Usher (entrambi presenti nella raccolta a fumetti) ,  Morella,  Le esequie premature e altri; oppure ambientazioni gotiche, in vecchi castelli con altissimi soffitti , mobilio antico, finestre alte e colorate,  tendaggi che arrivano sul pavimento.
Non è stato facile per me  (ri)leggere racconti scritti molto tempo fa, perché sono sovrabbondanti di parole, di aggettivi, di  periodi lunghi, avverbi di modo, e anche di terminologia obsoleta, ma ciononostante queste storie sono magnetiche,  catturano e  affascinano anche più di molti racconti contemporanei.
 Poe stesso ha dichiarato il valore del racconto breve , “perché tutti gli eccitamenti che vogliono essere intensi per necessità psicologica, hanno da esser brevi”: non si può che essere d’accordo.
Dino Battaglia, nonostante sia un noto disegnatore di fumetti italiano della vecchia guardia, non l’ho mai letto, quindi non posso fare paragoni con altre sue opere, ma mi è sembrato perfetto per illustrare le ossessioni di EAP, e non credo di sbagliare nel dire che molti autori dilandoghiani si siano ispirati a lui per mettere su carta gli orrori dell’Indagatore dell’Incubo: le vignette sono libere da rigidità e impostazioni classiche , il che per essere state disegnate negli anni ’60-’70 (l’epoca della prima uscita delle storie è questa) è una grande innovazione. Il bianco e nero sono nettissimi, un gran contrasto in cui i grigi non esistono o quasi; gli sfondi, a volte concreti a volte onirici, ricchi di arabeschi, oppure macchie di nero.

Il primo racconto reinterpretato nella raccolta a fumetti non lo avevo mai letto: “Il Re Peste” è molto diverso da tutti gli altri racconti, perché ha dall’inizio alla fine un tono comico, e strappa più d’una risata, sia per la situazione che per la dettagliatissima descrizione nonché per i nomidei personaggi,  che oserei definire weird. Ambientato a Londra sotto Edoardo III (qui l’epoca viene specificata) , troviamo Legs e Tarpaulin, due marinai che non pagano il conto, che scappano e si rifugiano nel quartiere dove sono isolati i malati di peste; qui entrano in uno strano posto, e fanno la conoscenza di un bizzarro gruppo di personaggi.
Ci sono giochi di parole dall’inglese non perfettamente traducibili; nel fumetto, apparso per la prima volta in linus nel 1968,  Battaglia caratterizza benissimo i personaggi e l’ambientazione, ma a mio avviso non emerge l’umorismo nero riscontrato nel racconto di Poe.

Il secondo racconto illustrato è “Il crollo della casa degli Usher”, comparso per la prima volta nel 1969 su Linus. Il protagonista si reca alla dimora del suo amico d’infanzia Roderick Usher, che gli aveva scritto richiedendo  con urgenza la sua presenza. Il castello è decadente, vicino a un lago e a un bosco marcescente, e una crepa lo solca dall’alto in basso. Appena entra, viene travolto dall’angoscia, come se dalle mura delle stanze trasudasse il male. Non solo Roderick è in preda alle ossessioni, ma anche la sorella Madeline è malata di una incomprensibile malattia, ed è moribonda…
Nella rappresentazione a fumetti, stavolta perfettamente riuscita in ogni aspetto, Battaglia inserisce il titolo tra l’immagine del protagonista, quasi sfumato nel freddo e nella bruma autunnale, e il dettaglio della crepa nel muro della dimora. L’interno è spettrale come l’aspetto di Roderick, cupo, buio, con mobilia vecchie; lady Madeline appare come un’ombra mentre passa nella stanza, completamente nera, tranne un riquadro dove il suo profilo viene appena accennato.
La donna muore, e Roderick è in preda all’angoscia. I due la depongono in una bara e la portano in un profondo sotterraneo della casa, in attesa che venga studiata dai medici. Per placarlo, il protagonista gli legge un romanzo fantasy, e mentre parla, nelle vignette appaiono intorno al lettore seduto su una sedia il cavaliere e il drago con cui combatte, con i suoni onomatopeici della lotta: grida e stridii che i due sentono veramente.
SPOILER: non posso non accennare alle scene finale, quando il protagonista fugge dalla casa maledetta, e si volta quando vede una luce: bellissima la vignetta in cui la luna piena emerge dalla crepa del maniero che si era aperta, e pieno d’angoscia il finale con il castello crollato, che forma un confuso tutt’uno con il lago paludoso, gli alberi secchi e le tombe. FINE SPOILER.

Il terzo racconto è Lady Ligeia, racconto apparso anch’esso per la prima volta su Linus nel 1969. Il protagonista racconta del suo amore per questa donna bellissima, coltissima, dai lunghi capelli neri e occhi scuri,con cui passa giornate intere a studiare e dissertare; la donna però muore, e l’uomo, disperato, si trasferisce in una vantichissima abbazia, riempiendola di arredamento che oggi definiremmo kitch, e risposandosi con un’altra donna, bionda e con occhi azzurri, che però non ama e maltratta spesso, in preda all’oppio. Si ammala però anche questa donna...
La storia a fumetti si apre col “ritratto” della donna, distesa e moribonda: la parte superiore della vignetta è interamente riempita dai capelli della donna, che si perdono in un groviglio infinito; per il resto è tutto bianco, chiaro richiamo alla morte. Si passa poi alla descrizione di Ligeia: viene ripetuto come una ossessione il nome della donna di cui il narratore è innamorato. Battaglia rappresenta a sinistra la donna, a destra un pavone, e la descrizione è al centro delle due figure. In basso, in un riquadro a fondo nero,  gli occhi neri e profondi della donna decantati dal narratore sembrano uscire dalla pagina. In poche vignette viene raccontata la storia dell’amore dei due personaggi, arrivando presto alla morte di Ligeia, prima bellissima, ora sfatta sul letto di mote. Il marito appare completamente nero, come se fosse sprofondato anche lui nell’abisso e nel buio senza la sua amata. Il protagonista si trasferisce in una dimora antica, e si risposa con la bionda Rowena, che però odia; la donna si ammala presto. Nel racconto , Poe descrive molto chiaramente tutti i dettagli dell’arredamento e della stanza, che fanno parte delle ossessioni del protagonista, invece Battaglia non li ripropone se non in una vignetta dove è Rowena anziché il marito a essere ossessionata da rumori e sibili. Questa scelta è più che condivisibile, perché il fumetto è una interpretazione dei racconti , non una mera serie di illustrazioni che risulterebbero didascaliche.  L’ossessione dell’uomo mentre veglia la moglie invece si evince benissimo nelle vignette  successive, specie in una dov’è ritratto al centro di una serie di cerchi concentrici, e a lato il volto di Rowena e metà scheletro e metà vivo. Di grande impatto il finale, che non racconto per non spoilerare! Piaciuto molto.



Segue “Hop-frog”, il cui protagonista è un buffone di corte storpio e deriso dal crudele  re, per cui medita una terribile vendetta.
Il fumetto, apparso per la prima volta in Linus del dicembre 1971, inizia con un disegno del fool, in cui emergono prepotentemente i lembi del tipico cappello da buffone e  grosse catene, in un inestricabile groviglio. Poco dopo ci vengono presentati i dignitari di corte, tutti uguali, e la protagonista femminile, Trippetta, una nana ballerina molto graziosa. Il re ha organizzato un ballo in maschera, ma lui e i suoi dignitari non sanno come mascherarsi, e chiedono l’aiuto di Hop-frog e di Trippetta. Il re costringe il buffone a bere, cosa che lui odia: bellissima la vignetta collocata a destra a tutta pagina, alta e oblunga, in cui viene rappresentata la sala del trono dall’altissimo soffitto, e in basso il re e il buffone costretto a bere, mentre a sinistra il re oltraggia Trippetta con un bicchiere di vino gettato in faccia.
Hop-frog propone uno scherzo chiamato “gli otto orangoutang mascherati”, in cui il re e i ministri dovranno vestirsi da orangoutang e spaventare la gente. Gli otto accettano subito, e vengono cosparsi di pece, ricoperti di stoffa e legati da grand catene, perché tutto sia più realistico. Perfetta la vignetta in cui in alto a destra il buffone prende la catena, disegnata come un groviglio intrecciato, e in basso a sinistra il re ride compiaciuto.
Mnetre si completa la mascherata, splash-page del salone della festa, con gli ospiti, vignetta ricca , riempita di “comparse” (che però non sembrano mascherate!). In un riquadro in basso suona la mezzanotte, l’ora dello scherzo. Lo scherzo non sarà solo nei confronti dei partecipanti. Ciò che avviene dopo è perfettamente rappresentato da Battaglia, rimasto molto fedele al racconto di Poe.

Il fumetto seguente, pubblicato per la prima volta su Linus nel 1972, è “La Scommessa” : questo racconto non è presente in nessuno dei miei libri di EAP, quindi non posso fare parallelismi tra opera disegnata e opera scritta.
La prima vignetta è anticipatoria, uno spoilerone gigante: sarebbe stato meglio cambiare soggetto! Dalla seconda vignetta, una striscia nera orizzontale in cui campeggia un profilo molto caricaturale e a destra una gondola, che è un’ombra bianca, si evince che ci troviamo a Venezia, il che sarà palese nelle vignette successive, in cui il protagonista va in giro a cercar scommesse. “Scommettereste  la testa col diavolo pur di vincere”, gli dice un tipo, e qui appare un inquietante individuo che già lo osservava dall’alto. Un bicchiere, un po’ di scommesse, e il nostro protagonista inizia ad avere strane visioni; alla fine, accetta una scommessa particolare. È chiaro dall’inizio dove si vuole andare a parare, quindi diciamo che questo racconto in sé non è particolarmente avvincente; mi sono piaciuti gli sfondi veneziani.

Segue “La maschera della Morte Rossa”, uno dei miei racconti preferiti di Poe, tra i più terrifici che ha sfornato il Nostro;  Battaglia in questo caso reinterpreta parecchio la storia. Innanzitutto vediamo due belle vignette introduttive, poi una nave con la didascalia in cui si spiega l’antefatto: è scoppiata un’ epidemia, e il barone von Arthein si è isolato sulla sua nave con un folto gruppo di amici. Nel racconto originale invece il protagonista è il principe Prospero, e si rinchiude nel suo maniero. Ciò che segue è coincidente: mentre fuori dilaga la Morte Rossa, i convitati si dilettano in feste e giochi, poi il protagonista decide di dare un gran ballo in maschera. Molto bella la scena in cui emerge il pendolo della “stanza nera”, circondato dalla gente festosa, che però si blocca ad ogni suo rintocco. Nel racconto invece le stanze sono sette, ognuna addobbata con uno specifico colore. Ad un tratto emerge una maschera davvero inquietante…
La trasposizione è tutto sommato ben riuscita, solo che in questo racconto i colori giocano un aspetto rilevante, e il B/N non rende alla perfezione: sarebbe stato meglio un  fumetto colorato.  Il rosso mi è mancato molto.

Un racconto che ho dovuto recuperare è “Il sistema del dottor Catrame e del Professor Piuma”: molto diverso dagli altri racconti di EAP, niente affatto horror, anzi umoristico! Il protagonista durante una gita si trova a passare davanti alla casa di cura del Prof. Maillard, noto studioso dei malati di mente, e decide di andare a far visita. Il prof lo accoglie, e gli spiega che il suo metodo “della dolcezza” è ormai stato superato. Il protagonista resta a cena, e i suoi commensali sono alquanto bizzarri… Finale con colpo di scena inaspettato, e anche con morale: sono i matti i veri matti?
 Nella trasposizione a fumetti, apparsa per la prima volta su Linus nel 1973, la storia viene traslata in linea col racconto, anche se il finale è un po’ diverso. Molto belle le vignette dove il protagonista vede una fanciulla che suona il piano, in una stanza disordinatissima, e quella che rappresenta la tavolata , caotica, coi tanti commensali appena accennati, ombre bianche sfumate nel nero dell’ambiente: si vedono però subito dopo. Ottime anche le vignette in cui i commensali raccontano dei matti e delle loro manie, imitandoli: vengono disegnati come se si stessero trasformando in teiere, galli o rane, proprio ciò che i pazzi di cui narrano sostenevano di essere. Molto action anche le scene prima del finale, diverso rispetto al racconto, ma oserei dire migliore.


Chude la sarabanda di racconti “La straordinaria avventura di Hans Pfall”: anche questo racconto non lo avevo letto, ma sono riuscita a recuperarlo,e devo dire di essere rimasta sorpresa: è molto diverso dagli altri racconti di EAP, possiamo definirlo di fantascienza! Hans Pfall è un uomo caduto in disgrazia, e tampinato dai creditori; decide di costruire un pallone aerostatico e di andare sulla Luna. Il racconto nella parte centrale è infarcito da spiegazioni fisico-matematiche dettagliate davvero noiose; per fortuna ci sono anche le emozioni dell’uomo nel vedere avvicinarsi il suo obiettivo. Non spoilererò sulla riuscita o meno del piano!
La trasposizione a fumetti è molto successiva alle precedenti, è del 1981 , e comparì ne Il Giornalino, una rivista longevissima (fondata nel 1924!) esistente ancora oggi, destinata al pubblico di giovanissimi: tagliando alcune parti horror e sintetizzando gli esperimenti di fisica, ne è venuta fuori una storia godibilissima, migliore del racconto stesso oserei dire! Battaglia cambia anche lo stile: non ci sono più quei contrasti così accesi, quei toni cupi, bensì molte sfumature di grigio e un tratto più dolce, meno spigoloso, a tratti buffo.
Il racconto è ambientato a Rotterdam, e così il fumetto, che propone paesaggi e ambientazioni tipicamente olandesi, come il mulino a vento in una vignetta che mi è piaciuta molto, quando Hans è ancora  a terra  e prepara il suo esperimento. Un’altra vignetta che mi ha colpito è quella in cui si vede la mongolfiera spora un nuvolone nero, da cui cadono dei fulmini intrecciati, e una mentre il protagonista è in volo, intento a leggere alcuni documenti: bellissimo il disegno della pelliccia dell’uomo. L’avventura continua seguendo le vicende del racconto, di cui è apprezzabilissimo sia il finale che la sua trasposizione a fumetti, che ci mostra la grande fantasia e capacità dell’artista.

 Un albo a fumetti che consiglio, sia agli amanti di horror in generale che ai cultori di EAP.


Le immagini sono copyright degli aventi diritto, e sono state inserite a puro scopo illustrativo.








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