lunedì 20 novembre 2017


RECENSIONE: IL CASTELLO DI OTRANTO di H. WALPOLE







Genere: Gotico, romance, storico
Anno: 1764
Pagine: 98
Edizione: Newton
Collana: 100 pagine 1000 lire
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Avete presente quando negli anni ’90 ci fu l’invasione dei libretti “100 pagine 1000 lire”? Grazie a quella intuizione della Newton Compton è stato possibile leggere moltissimi classici a prezzo bassissimo, alcuni dei quali mai più ristampati da anni. Molti di questi libri si trovano ancora oggi, oltre che nelle nostre librerie personali, nei mercatini o nelle Libere Librerie, ed è proprio qui che ho trovato il famigerato “Il Castello di Otranto”, capostipite del genere gotico. Un libro uscito nel 1764. Mi sono chiesta se avesse un senso oggi come oggi leggere un testo simile, ma poi la mia curiosità nonché sete di sapere mi ha spinto a prenderlo.

il Castello di Otranto oggi
La storia è ambientata nel 1200 circa, a Otranto, e narra del principe Manfredi e della sua famiglia colpita da una maledizione: «Il Castello e la signoria d'Otranto sarebbero venuti a mancare all'attuale famiglia, quando l'autentico possessore fosse diventato troppo grande per abitarvi». Suo figlio Corrado sta per sposare la principessa Isabella, ma muore schiacciato da un enorme elmo; Manfredi decide allora di sposare lui la giovane, benché sia già sposato con Ippolita. Isabella viene aiutata a fuggire da un giovane contadino, Teodoro; nel mentre si compiono altri prodigi, come gambe e braccia giganti o quadri che sembrano prendere vita. 
 L’intreccio prosegue con altri personaggi , degno della migliore soap opera: infatti a parte gli elementi “de paura” il romanzo è un romance bello e buono, con intrighi familiari, paternità segrete, fughe, qui pro quo  e patemi d’animo vari. 
Illustrazione di Houghton
per il romanzo
La trama è ben congegnata,  e la curiosità di sapere come finisce c’è; alcuni dei dialoghi, di cui il romanzo è ricco, sono anche divertenti, altri troppo ripetitivi e noiosi, a prescindere dal tono settecentesco che può anche piacere ma è decisamente troppo aulico e melodrammatico per il giorno d’oggi.
Immagino che la comparsa del soprannaturale debba aver provocato scalpore all’epoca; oggi quanto descritto non fa per niente paura, anche perché, come ripeto, è più un romance che altro, e poi ormai siamo andati molto avanti con horror e derivati.

Riguardo l’edizione, per far entrare questo testo in 100 pagine hanno compresso al massimo il materiale, ottenendo così dialoghi e frasi una dietro l’altro, affaticando la vista e aumentando la confusione. Ho visto però che il romanzo è reperibile in altri formati, rieditato da altri, quindi sconsiglio l’edizione economica a chi volesse leggerlo e optare per altra edizione.

Tornando alla questione iniziale: sì, i classici vanno letti per comprendere le origini dei generi letterari,  e per capire meglio il nostro passato e le epoche precedenti alla nostra, come si viveva e come si scriveva; e, no, se questo non lo leggerete non vi sarete persi un capolavoro.



5 commenti:

  1. È comunque un buon esempio di questo tipo di narrativa. Al giorno d' oggi, a scuola, nei licei è un testo molto spesso scelto come lettura nei programmi per le lezioni d' italiano.

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  2. Sono molto d'accordo con la tua impressione, assomiglia molto alla recensione che ne avevo scritto io! Proprio l'effetto soap opera mi ha fatto dire che è il corrispettivo di un romanzo "da ombrellone" del giorno d'oggi.
    Due note sull'edizione in lingua originale:
    1) il testo è editato proprio così, tutto attaccato e senza andare a capo nemmeno nei dialoghi, perché così si usava allora. La versione più leggibile è tutta opera degli editor italiani.
    2) la lingua usata dall'autore non suona affatto così aulica nell'originale. Un po' datata sì ma è normale, è un romanzo di metà Settecento... quindi lì il problema è la traduzione.

    Una curiosità: se non la conosci cerca Strawberry Hill su Google. Walpole era gotici

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    1. Scusa, telefono cannibale... Dicevo, era proprio gotico dentro e anche nella scelta architettonica si nota!

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