giovedì 30 marzo 2017


Recensione : Il Duca di Ferro di Monica Serra


Titolo: Il Duca di Ferro
Autrice: Monica Serra
Genere: Fantasy, Steampunk, romance, avventura

Editore: Astro
Pagine: 80
Note: Bilingue italiano/inglese
Prezzo: Ebook 1,99
             Cartaceo 8,90
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Una missione top secret, un sanguinoso agguato e una ferita mortale travolgono Henry C. Demison, duca di Sharp, ufficiale dell’esercito britannico. Con un audace esperimento, lo scienziato Boyle gli salva la vita e lo consegna a notti dissolute, incubi, carne e metallo.
Quando Sharp viene chiamato a recuperare i documenti nascosti in territorio francese prima di essere ferito, il destino lo fa imbattere nelle sorelle Finnegan. Un inaspettato scambio di persona sconvolge i piani del tormentato duca, risucchiandolo in un tragico epilogo. O si tratta forse di un nuovo inizio?


Chiariamolo subito: lo steampunk non è un genere che amo particolarmente, vapore e  ingranaggi non mi affascinano e il periodo in cui in genere sono ambientate queste storie, l’epoca vittoriana, non è la mia preferita; MA i racconti di Monica Serra, oltre che essere  una garanzia di qualità, sono spesso una commistione di generi, e questo non fa eccezione.
La storia comincia col Duca in missione; resta ferito gravemente, e viene trasformato dallo scienziato Boyle in un essere metà uomo e metà macchina. Dunque ci troviamo di fronte a un vero e proprio cyborg: questo essere ibrido è un personaggio tipico della fantascienza, dagli ani ’60 in poi, e  possiamo trovarlo  oltre che in varie opere letterarie sci-fi anche in serie tv (a cominciare dall’Uomo da sei milioni di dollari e la Donna bionica fino agli inquietanti prototipi dei Cyloni, passando per i Borg trekkiani), fumetti (la Marvel ne ha proposti molti,come Deathlok e Cable) e anime/manga (Leiji Matsumoto li mette in quasi tutte le sue opere, ma raggiunge il culmine con Galaxy Express 999 , in cui il piccolo protagonista parte per un pianeta in cui potrà avere l’agognato corpo meccanico, ma capisce che ciò non è bene; non si può non citare poi il cosiddetto genere cyber-punk di cui Ghost in the Shell di Masamune Shirow è l’emblema,  proprio da oggi al cinema versione live action ); in tutte queste opere in genere chi ha avuto un corpo modificato usa le sue capacità per combattere i malvagi (oppure è lui stesso un villain), e utilizza dunque la propria trasformazione per uno scopo preciso, senza abbattersi più di tanto; nel Duca di Ferro invece Henry Demison vede in sé un mostro, e  soffre perché è un diverso, destinato a essere solo.  L’influenza di Frankenstein non è assolutamente celata, anzi, ogni capitolo  del racconto viene introdotto da un brano di Mary Shelley (in un caso dal marito) tratto dal suddetto  romanzo Frankenstein, oppure da un altro romanzo che non conosco, Mathilda. Mathilda è anche il nome della protagonista femminile, un personaggio dalle molte sfumature, complesso e volubile, e proprio per questo così affascinante, intrigante.
Anche il Duca è un personaggio sfaccettato, prima prode combattente, poi debosciato viveur,  oppresso però dal dolore per la sua condizione di diverso.
Lo stile di Monica è vellutato, ricco e scorrevole, sorprendente nella scelta del vocabolo che non ti aspetti ma perfetto per quella specifica descrizione, per quella similitudine, per quella frase; i due protagonisti sono delineati alla perfezione, e l’epoca vittoriana emerge dalle descrizioni di abiti e abitudini.
La trama è un…ingranaggio perfetto,  dal ritmo altrettanto impeccabile; solo in un punto mi ha lasciato un po’ perplessa…
ALLERTA SPOILER!

Quando Mathilda si trova sulla nave volante del Duca, trova casualmente una pistola nascosta, guarda caso,  proprio nella sua stanza, pistola che poi utilizzerà in un momento cruciale del racconto… Credo che anche l’autrice si sia resa conto della lieve forzatura, infatti lascia che i suoi personaggi conversino  brevemente a riguardo, un buon escamotage.

FINE SPOILER!

L’edizione è curata alla perfezione: io ho letto l’ebook, e non ho trovato neppure un refuso, cosa che di questi tempi non è affatto scontata; carina anche l’idea di stampare il racconto in due lingue, italiano e inglese.
La copertina è meravigliosa: tra gli ingranaggi metallici emerge una rosa dello stesso materiale, immagine che riassume in toto il genere e il contenuto del libro. Bellissima!

Consiglio questo racconto a tutti, anche a coloro che non amano troppo lo steampunk; adatto a tutte le età (dalla scuola media in su, direi).

E ora… diritto di replica!
Monica Serra è già stata ospite di Infiniti Universi Fantastici in occasione delle interviste d'autunno, quindi già è stata presentata. Passiamo direttamente all’intervista!

1)      Ciao Monica, grazie di avere accettato l’intervista. Che ne pensi della mia recensione?

Ciao Alessandra, grazie mille per avermi voluta ancora tua ospite. Recensione bellissima, sono onorata del tuo apprezzamento per il mio stile e mi è molto piaciuta la tua analisi sulle origini del cyborg.

2)      Come ti sei avvicinata al genere steampunk? Cosa ti affascina di questo genere?

In realtà, come hai ben notato nella tua recensione io tendo a non rispettare troppo le rigide regole di “genere”; mi piace contaminare, mescolare le tecniche e i canoni, per cui anche questo racconto non può essere catalogato come steampunk “puro”. La cosa che mi affascina di più di questa sfumatura del fantastico sono le atmosfere legate a un mondo in cui la tecnologia arriva prima e le conseguenti  riflessioni su come sarebbe andata la storia se la scienza si fosse evoluta in un contesto diverso. Tuttavia, sempre per il fatto che mi piace sovvertire i canoni, non sempre sullo sfondo delle mie storie steampunk c’è il cielo fumoso di Londra ma può capitare, come in Ali del futuro, di ritrovare macchine volanti che sfrecciano nell’azzurro terso dell’Andalusia.
3)      Oltre al Frankenstein di Mary Shelley cos’altro ti ha ispirato per questo racconto?

Nel Duca di ferro ci sono tratti steampunk, ma anche sfumature romantiche e qualche spunto horror; le suggestioni vengono soprattutto dai classici: Shelley, Verne, Stevenson e perché no, anche Austen.

4)      SPOILER. La pistola  nascosta proprio nella camera di Mathilda?...
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Henry lascia libera Mathilda di gironzolare per la nave a suo piacimento. La pistola è stata probabilmente nascosta male o addirittura lasciata incustodita da qualche parte, visto che Sharp pensava di portare a bordo l’ingenua Lorraine e comunque non si aspetterebbe mai da una donna una reazione come quella che Mathilda avrà.

5)      Quali saranno le tue prossime uscite? Cosa bolle in pentola?

Una bella zuppa, direi. A breve sarà reso noto il progetto a cui ho partecipato per la nuova collana Yokai di Bakemono Lab, poi ci sono un paio di racconti di vario genere scritti per antologie in uscita dopo l’estate, un romanzo fantasy a 4 mani e dopo chissà… le storie bussano alla porta quando meno te lo aspetti e a volte sono delle vere sorprese! Seguite la mia pagina FB, lì saranno comunicate tutte le novità.

6)      Grazie per l’intervista: ora che hai davvero un… giratempo, non ti fermerà più nessuno!


Grazie a te, Ale, e al tuo interessante e ricco blog. È sempre un piacere passare attraverso gli Infiniti Universi Fantastici che ci racconti. A presto e… stay tuned!

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